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      I soli autori profani del suo tempo che fecero il suo nome - Flavio Giuseppe, Tacito, Svetonio e Plinio - o furono interpolati e falsificati, come i primi due, o, come gli altri due, parlarono di Cristo soltanto etimologicamente, per designare la superstizione che dal suo prese il nome ed i seguaci della medesima; ed in ogni caso scrissero senza averlo conosciuto e senza rendersi garanti della sua esistenza, molto tempo dopo e in cenni fuggevoli che, come dimostreremo, stanno a provare piuttosto ch'egli non è mai esistito.
      Ernesto Renan, il più grande dei cristologi, che ebbe il torto di darci la sua Vita di Gesù come una biografia, laddove non è che un abile romanzo, è pure costretto a riconoscere il silenzio della storia intorno al suo eroe. «I paesi greci e romani - egli scrive - non udirono parlare di lui; il suo nome non apparisce negli autori profani che un secolo dopo e anche indirettamente, a proposito dei moti sediziosi dalle sue dottrine suscitati, o delle persecuzioni alle quali i suoi discepoli eran fatti segno. Nel seno medesimo del giudaismo, Gesù non lasciò impressione molto durevole. Filone, morto verso l'anno 50 nulla seppe di lui. Giuseppe, nato l'anno 37, e che scrisse in sul finire del secolo, rammenta la sua condanna in alcune linee(2) come un avvenimento qualunque, ed annoverando le sette del tempo, omette i cristiani.
      «La Mischna non serba traccia della nuova scuola; i passi delle due Gemare, ov'è nominato il fondatore del cristianesimo, non risalgono al di là del IV o del V secolo»(3).


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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