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      Ma quel che finora non fu fatto, potrà, dovrà venir fatto, perché la verità non conosce compromessi né debolezze umane, e perché la logica non si sente paga se non arriva fino alle ultime conseguenze. La scienza, del resto, non ha da preoccuparsi delle conseguenze.
      Orbene: mentre la critica è incamminata verso la demolizione dell'idolo cristiano anche in quella illusione d'una morale superiore che lo rendeva rispettabile, se non caro, perfino agli increduli, e mentre, se fosse rimasta nell'antico errore di credere all'esistenza di Cristo, non avrebbe potuto far a meno di tramutare in esecrazione la venerazione tante volte secolare dell'umanità per questo ideale di perfezione da essa stessa creato; - noi, per contro, togliendo di mezzo la persona di Cristo, risparmiamo all'umanità il dolore di dover disprezzare l'oggetto della sua più grande venerazione, poiché dimostriamo che i difetti della morale cristiana non sono imputabili a quel Cristo che non è mai esistito, ma bensì a quella teologia che lo ha creato.
      Badisi bene, però: che a far questo non siano mossi da veruna preoccupazione estranea alla verità; né dalla preoccupazione finalista di chi crede, né dalla preoccupazione utilitaria dei bisogni del nostro sistema.
      Dalla prima delle quali obbiezioni non fa d'uopo che ci difendiamo; mentre, quanto alla seconda, ci basta avvertire che non noi volgiamo a profitto della nostra tesi i difetti della morale cristiana, ma sono dessi, questi difetti antiumani, che entrano a far parte del nostro quadro, attratti dalla forza irresistibile della verità(175).


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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