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      Ed invero: se nei Vangeli sono massime inumane, tali e tante che un uomo solo, un uomo reale di questa terra, non avrebbe potuto concepirle né predicarle senza passare o al manicomio o alla prigione, non è egli evidente che questa circostanza depone già per sé stessa contro la storicità di quell'uomo, ed in favore della sua creazione puramente mitologica e simbolica e, in questo campo, specialmente teologica? Tanto più se questa circostanza entra armonicamente in un sistema di prove analoghe, sì che le altre provano questa, come questa prova le altre?
      Ma veniamo ai fatti, più eloquenti di noi.
      La morale evangelica, spogliata di quelle buone massime che non sono di sua creazione originale, ma che, come vedremo, le vennero di fuori, si può dividere in due grandi categorie: quella delle massime inattuabili, ossia inumane, e quella delle massime settarie. Va però da sé che queste sono categorie puramente mentali, perché spesso le massime inumane sono settarie, come quelle settarie sono inumane, sì le une che le altre avendo per fondamento comune il carattere teologico, che ne tradisce appunto l'origine impersonale e la formazione sistematica e chiesastica.
      Cominciamo dalle prime. In Matteo(176), Gesù Cristo tiene questo discorso: «Non pensate ch'io sia venuto a metter pace in terra; io non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. Io son venuto a mettere in discordia il figliuolo contro il padre, e la figliuola contro la madre, e la nuora contro la suocera. Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; e chi ama il figliuolo o la figliuola più di me, non è degno di me».


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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