Pagina (153/292)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Grande era la libertà accordata agli schiavi in Atene, ove erano trattati con dolcezza e con umanità(281).
      La filantropia e l'amnistia sono nomi che vengono da Atene: la sociabilità vi era viva e intensa: e la civiltà ateniese, sostanziata di umanità, di equità, di costumi dolci, di ragione e di scienza, di lettere e di arti, era un vero focolare di luce che illuminava il mondo antico, talché l'ellenismo esprimeva lo spirito di quella civiltà più che la razza stessa.
      Senofonte parla in favore degli schiavi, delle donne e dei prigionieri di guerra: egli insegnava, come poi san Paolo, che la divinità si è manifestata con le sue opere, e, come il Vangelo, egli diceva già che i trionfatori sarebbero stati umiliati dalla divinità a causa del loro orgoglio e i devoti invece sarebbero stati messi più in alto di quelli.
      Isocrate promette - come i cristiani - a coloro che praticano la pietà e la giustizia, non soltanto la pace in questa vita, ma delle speranze migliori per l'altra.
      In Platone troviamo tutta una miniera di massime cristiane. Riponendo la felicità nella virtù interna, egli dava già il consiglio di tollerare le ingiurie e anche di lasciarsi percuotere; quell'altro che bisogna rendersi simili alla divinità; di rispettare la vecchiaia che è l'immagine della divinità. Egli condanna il suicidio e il teatro e perfino la poesia. Raccomanda l'umiltà, la castità, il pudore e condanna severamente la voluttà. Egli sconfessa la ricchezza con parole che sembrano già quelle del Vangelo: «Essere ad un tempo molto buoni e molto ricchi è impossibile». Egli proibisce la vendetta e pone il principio che non è mai permesso di rendere il male per il male.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





Atene Atene Paolo Vangelo Platone Vangelo