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      Cicerone e Seneca, nel mondo romano, scrivono già perfettamente come i Padri della Chiesa: tanto che il primo ha convertito e inspirato perfino nella teologia sant'Agostino, e il secondo fu perfino sospettato avesse avuto rapporti filosofici con qualche apostolo.
      Sarebbe affatto superfluo il ripeterne qui la dimostrazione, poiché essa è oramai del dominio della filosofia e conta fra le verità sperimentalmente acquisite. Al postutto il Medio Evo, che di cristianesimo s'intendeva parecchio, ne fa piena fede; e la controprova è facile a chiunque, poiché le opere di questi autori ci sono rimaste, grazie appunto al gusto che per essi ebbe, e pour cause, il Medio Evo, salvo l'Ortensio di Cicerone, il quale molto probabilmente fu soppresso perché avrebbe troppo imbarazzato i cristiani per ispiegare tanto cristianesimo prima di Cristo(294).
      D'altra parte tralasceremo anche le altre prove che si possono cavare dalla coltura ellenica per dimostrare che il cristianesimo, almeno nella sua parte filosofica, o meglio metafisica, è venuto dalla lenta elaborazione dei materiali di quella coltura: in quanto che troppo ci preme di venire alla parte culminante della dimostrazione della nostra tesi, che è la filosofia dei giudei alessandrini, i veri artefici del dogma cristiano(295).
      È coi Giudei alessandrini che si fondono insieme l'Oriente, lo spiritualismo ellenico di Platone e il giudaismo, creando non soltanto la dottrina cristiana, ma Cristo stesso, o meglio il Cristo metafisico, di cui il nome non è ancora che quello di Verbo, perché l'elemento mitologico o antropomorfico non fu che l'opera posteriore della nuova setta.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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