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      Per Filone il Verbo è non soltanto la parola, ma la parola esteriore, l'immagine visibile, la figura di Dio. Egli è il primo unto di Dio, e il tipo ideale della natura umana, l'Adamo celeste. In quest'ultima denominazione, che sarà poi impiegata nello stesso senso da san Paolo, il Vacherot crede giustamente contenuto il principio di una grande dottrina, vale a dire dell'incarnazione del Verbo di Dio sotto forma umana...(300).
      Filone stesso dice, infatti, che se Dio ha creato l'uomo a sua immagine, non è a lui che l'uomo poteva somigliare, ma al Verbo di Dio. Così, nota pure il Vacherot, il Verbo di Filone è particolarmente il tipo della natura umana. Con Filone, adunque, il Verbo di Platone cessa di essere una pura entità astratta per diventare principio di vita, per incarnarsi.
      V'ha di più: in Filone il Verbo diventa il figlio di Dio, il quale a sua volta è Padre di tutti gli uomini, che perciò sono tutti figli del medesimo Padre. Poiché se il Verbo divino è il tipo della umanità, egli ne è il padre e tutti gli uomini sono suoi figli; figli del Verbo prima di essere figli di Dio...
      Meglio ancora: secondo Filone, «il Verbo, mediatore tra il creatore e la creazione, intercede presso l'Eterno per la misera mortalità, e d'altra parte egli interpreta gli ordini di Dio per gli uomini...; egli assicura al creatore che la creatura sarà fedele alla legge suprema, al di fuori della quale essa cadrebbe nel nulla, ed alla creatura che il creatore non l'abbandonerà alla sua debolezza ed alla sua impotenza».


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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