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      In quanto che dimostra da una parte che coloro i quali scrissero i Vangeli non erano preoccupati del culto perché evidentemente ne praticavano già uno, mentre d'altra parte quello che fu poi il culto dell'una o dell'altra setta cristiana non era ancora stato adottato o, meglio, differenziato dai precedenti con caratteri distinti, perché prima occorreva creare il nuovo Dio e la credenza nel medesimo.
      Da questo punto di vista - noteremo di transenna - diventano ben meschine e perdono ogni valore le contese e le lotte tra le varie sette cristiane relativamente al tale o tale altro atto di culto, combattute attorno ai Vangeli, per decidere se siano più o meno cristiani: in quanto che anche le religioni vogliono avere la loro logica, sicché, una volta tolto a prestito dalle religioni orientali il loro mito del Dio Redentore, incarnandolo nel nuovo Dio, era naturale, fatale anzi che attorno a questo nuovo Sole venissero a gravitare tutte le altre credenze e le altre pratiche religiose più o meno comuni agli antichi Soli donde era stato staccato.
      Comunque, importava pure al nostro argomento di mostrare che anche per creare il culto cristiano non era necessaria né la esistenza né l'opera del preteso Cristo: tanto più che anche dall'esame del culto sono venute alla luce nuove, luminose, irrefutabili prove dell'origine e della natura mitologica di Gesù Cristo.
      Concluderemo adunque dicendo con lo Stefanoni, il quale, in vari passi delle sue opere pregevoli, ebbe tanta logica e tanta dottrina da porsi la domanda - senza però preoccuparsi di rispondervi - se Cristo sia davvero esistito «La nuova epoca (quella in cui nacque il cristianesimo) era dunque errovacabilmente preparata.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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