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      Oltre di ciò, mentre decadeva la morale, scadevano di pari passo le credenze nelle antiche divinità. Il venir meno della fede non era tanto l'opera del libero esame, quanto dell'incontro dei vari culti e della critica reciproca.
      Soprattutto influente deve essere stato il contatto coi Persiani, i cui Dei non avendo statue né altari, ed ottenendo un culto piuttosto spirituale, devono aver cominciato a far meditare i Greci sul grossolano antropomorfismo dei loro Dei.
      Del resto non è a dirsi che siano mancati spiriti liberi e critiche razionalistiche nemmeno nell'antichità classica: Anassagora, Democrito, Protagora, Diagora di Melos, Epicuro, Lucrezio sono nomi che il libero pensiero moderno può collocare fra i suoi membri onorari. D'altra parte lo Stoicismo aveva già trovato la vera spiegazione dell'origine delle religioni nei miti coi quali l'immaginazione degli antichi, ignara delle leggi della natura, aveva cercato di spiegare i fenomeni naturali; mentre Evemero di Messina metteva innanzi la teoria gli Dei non essere che grandi uomini o re divinizzati: teoria che ha fatto troppa fortuna, fin nei tempi nostri, ma che tuttavia è vera anch'essa per certe tradizioni secondarie, e che al suo tempo non poteva che esercitare una grande influenza demolitrice delle religioni costituite.
      L'incredulità aveva preso tanto piede che perfino Virgilio ammirava Lucrezio nei versi famosi: foelix qui potuit rerum cognoscere causas, e che perfino Seneca, il cristiano Seneca aveva scritto il non meno famoso verso in cui tutto fa finire con la morte.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
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