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      La prima di queste due dottrine servì alla Chiesa cristiana per far proseliti in quel mondo popolato di nazioni vinte, di popoli ridotti in servitù e di schiavi anelanti a quella emancipazione che la filosofia ellenica e romana da tempo suadeva e fomentava.
      La seconda dottrina servì alla Chiesa - quantunque non sempre né completamente - di protezione contro la sospettosa paura dello Stato romano, pel quale la religione era affare di Stato, ed era pietra di scandalo, scintilla di ribellione ogni culto che non avesse acquistato diritto di cittadinanza.
      Anzi fu questo secondo elemento della dottrina cristiana che, a cominciare da Costantino, certo più che non l'elemento rivoluzionario popolare, decise del trionfo del cristianesimo(313).
      Quella stanchezza degli animi, che fece loro abdicare la propria indipendenza nelle mani di una nuova teocrazia li gettò pure in braccio al despotismo politico. La ristorazione fu religiosa e politica ad un tempo. Già Augusto, ristabilendo l'ordine, ristabiliva insieme la religione. E quando venne il tempo del furbo Costantino, questi approfittò abilmente della dottrina della rassegnazione e della sottomissione ai principi - istrumenti del diritto divino - insegnata dalla Chiesa cristiana, per mettere semplicemente questa nuova religione al posto dell'antica religione romana, restaurata da Augusto, perché anche la nuova era una sanzione per lo Stato, uno strumento di asservimento. Questa sola può essere stata la ragione della pretesa(314) conversione di Costantino, ben più, in ogni modo, che non il bisogno di far tacere i rimorsi della sua coscienza di assassino, piegandosi ad una religione che aveva il potere di lavar via ogni colpa, come ne lo imputavano i pagani(315).


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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