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      Talché se la scienza ha potuto distruggere senza difficoltà, per esempio, il mito, o leggenda che vogliasi, di Guglielmo Tell, non così avverrà per Gesù Cristo: perché a conservare Gesù Cristo sono interessati milioni di persone che vivono in questa credenza, come il ragno è interessato a conservare la ragnatela.
      Ci si dirà: che importa, alla fin delle fini, che Gesù Cristo sia realmente esistito o meno, come individuo umano, dal momento che esiste il fatto del cristianesimo il quale, anche dato derivi da una illusione iniziale, non è per questo meno un fatto compiuto e di una grande importanza? Che importa, diranno ancora altri, se la credenza in Cristo fu una illusione dell'umanità, dal momento ch'essa le fu tanto benefica?
      A queste obbiezioni potremmo rispondere semplicemente che la scienza non si preoccupa delle conseguenze, né dell'utilità pratica delle sue ricerche, bastandole di cercare la verità.
      Ma giova ancora intenderci sul significato di quello che comunemente si chiama il cristianesimo. Cos'è il cristianesimo? Sembrerà domanda paradossale, ma non ha però meno la sua ragion d'essere.
      Il cristianesimo fu un nome che servì a legittimare ogni sorta di aberrazioni. Esso non è vero, né soggettivamente, né oggettivamente. Non soggettivamente, perché porta il nome di un autore che non è mai esistito; non oggettivamente, perché nel nome «cristianesimo» si son date convegno le dottrine più disparate e si sono amalgamate in mostruoso connubio. Scomponendo questo nome, venerabile soltanto perché circondato da tanti secoli di venerazione usurpata, si trova che esso non è già il risultamento di elementi affini rifusi in un tutto armonico e organico, ma l'arbitraria combinazione o giustapposizione di elementi eterogenei e inorganici, derivati dalle più opposte fonti, quali l'ebraismo e l'ellenismo, l'oriente e l'occidente.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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