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      Questa difficoltà è sempre stata la pietra d'inciampo dei cristologi che vollero fare l'impossibile: vale a dire mantenere a Cristo un carattere umano, laddove questo è inconciliabile con le leggi della natura e della storia. Per noi non solo questa difficoltà scompare, ma è argomento non ultimo che entra in linea di battaglia a provare che soltanto col nostro sistema, vale a dire restituendo Cristo al cielo, si può capire e spiegare il Nuovo Testamento, il quale altrimenti riesce la più assurda cosa del mondo, come n'è prova la tortura inaudita cui ha sottoposto il cervello di tutti coloro - e quanti e quali! - che si accinsero a spiegarlo razionalmente.
      Quanta dispersione di forza, e quale spreco di intelligenza! Fra i benefici effetti del cristianesimo anche questo è da contar!
      (105) Veggasi Ernest Havet, Le Christianisme et ses origines - Le Judaisme, tomo III, 421 ss., Paris, Lèvy, 1878.
      (106) Parte prima, c. III.
      (107) Non è indifferente la circostanza che gli Ebrei simbolisti fossero alessandrini. Perché, anzi, questa circostanza spiega perfettamente il passaggio della dottrina e della morale e del culto dell'Antico Testamento nell'ebraismo stretto e nazionalistico al cristianesimo del Nuovo Testamento, che è un ebraismo più spiritualizzato e ingentilito dal contatto della filosofia ellenica e specialmente di quella neoplatonica che aveva inspirato la famosa scuola alessandrina.
      (108) Havet, op. cit., III, pp. 433-434.
      (109) Peyrat, op. cit., pp. 183 ss.
      (110) Parte I, c. III.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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