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      «Che questo addestramento si estenda un po' di più e la China potrà insegnare anche a noi l'arte della guerra, almeno per la difesa, malgrado che l'abbia, come è giusto, in grande disprezzo di fronte alle altre arti più nobili e più utili alla vera civiltà».
      (272) Uno dei vanti usurpati dal cristianesimo è quello di aver esso redento la condizione della donna. È vero invece il contrario. Eva, la donna, nel libro sacro del cristianesimo, è opera di seconda mano; essa è formata da una costa tratta da Adamo. È la donna, nella Bibbia, che introduce il male nel mondo, e il Dio giudaico-cristiano la maledì condannandola a partorire con dolore e ad essere soggetta all'uomo (Gen. III, 16). Tutto l'Antico Testamento è una continua scuola di avvilimento e di servitù per la donna. Quando essa metterà al mondo una figlia ne soffrirà più che quando metterà al mondo un figlio. Quando si tratterà del riscatto delle persone consacrate a Jehova da un voto, la donna sarà stimata valere un numero di sicli molto inferiore a quelli dell'uomo (Levit. XII, 2-5; XXVII, 1-7). Innumerevoli sono i passi dell'Antico Testamento che avviliscono la donna: citiamo solo i seguenti: Numeri V; XXI, 17, 18, 35; Esodo XXI, 4; Deuter. V, 21; XXI, 10, 13; XXII, 21, 28, 29; XXIV, 1; Ecclesiaste VII, 28, etc. Senza contare gli incesti e la poligamia!
      Il Nuovo Testamento non la trattò gran che meglio. San Paolo, basandosi sul fatto che la donna è stata tirata dall'uomo, ne deduce che la donna è stata creata per l'uomo (I Ep. Cor.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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