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      L'impostura sacerdotale è certamente uno dei coefficienti, forse il più efficace, alla produzione del fenomeno religioso; ma essa non basterebbe da sola a produrre un fenomeno così generale e costante, ove non preesistessero nella psiche umana le disposizioni favorevoli e generatrici, che consistono, non solo nel timor lucreziano, ma anche nel bisogno di conoscere, al quale, nell'età bambina dell'umanità, in luogo della ragione risponde l'immaginazione, creatrice delle religioni. Perciò fu detto che la religione è la filosofia dei popoli bambini.
      (312) Tuttavia le due dottrine non sono così inconciliabili come sembra a tutta prima. La Chiesa stessa ha dimostrato di saperle conciliare a meraviglia nel suo interesse, ciò che lascia dubitare che non si trovino nella Bibbia proprio a caso. Quello che la Chiesa vuole, infatti, è la soggezione al potere civile quando è buono, vale a dire quando fa i di lei interessi; ma, quando esso è cattivo, allora la Chiesa fa capo all'altra sua dottrina, armando la mano dei Ravaillac e dei Clement e inspirando la giustificazione del regicidio, che non si trova solo in quei suoi dottori consequenziari, che sono i Gesuiti, ma anche in quelli diplomatici, come san Tommaso d'Aquino.
      (313) Nessuno finora, che noi si sappia, - e fatta eccezione per Giuseppe Ferrari e per qualche letterato, come il Niccolini (Arnaldo da Brescia) e il suo commentatore M. Monnier (L'Italie est-elle la terre des morts?) - vide meglio di Bakounine (nel suo libro Dio e lo Stato) la mutalità dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa nello sfruttamento del fenomeno religioso.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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