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      VII.
     
     
      Ma le obbiezioni non finiscono. Ce ne sono ancora due che valgono molto poco, ma che devo scusare con indulgenza e confutare con buone ragioni, appunto perchè una volta le faceva anch'io. E, per cominciare colla prima, io mi atteneva alla massima: nihil nega, parum crede, nisi videas; e siccome non avevo veduto, non mi tenevo obbligato a credere. E finchè non avevo studiato abbastanza per conoscere il numero e il peso delle testimonianze, il mio dubbio era giusto. Ma dopo, sebbene fossi ancora scusabile, perchè si trattava di fenomeni inverosimili, o meglio strani, non era più giusto. Due testimoni sani ed onesti, che hanno veduto una volta, bastano a provare un fatto in qualunque tribunale, e un milione di uomini che non hanno avuto occasione di vederlo non provano nulla.
      Ma, diranno, qui non si tratta di un fatto, bensì di una classe numerosa di fatti; di un fatto che si ripete, e che secondo voi si ripete di frequente, e dovrebbero vederlo tutti. Ma, rispondo, un omicidio, un incendio, uno scontro ferroviario, un naufragio, sono pur troppo fatti che si ripetono, che si leggono tutti i giorni sulle gazzette, eppure non ne ho veduto mai nessuno, e faccio voto di crederci senza vederne.
      «Ma se questi fatti fossero veri, dovrebbero essere verificabili. Le verità della matematica e della fisica sono verificabili». - Rispondo prima che l'esperimento è una cosa che dovete sempre domandare, ma non sempre potete pretendere. Perchè per sapere che un fatto è, basta vederlo quando si produce naturalmente; ma per produrlo si richiedono due condizioni: la prima, che se ne conosca la causa; la seconda, che questa causa dipenda dalla nostra volontà. Perciò l'astronomia non è sperimentale; può predire le ecclissi, ma non produrle.


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Per lo Spiritismo
di Angelo Brofferio
Domenico Briola Editore
1893 pagine 316