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      Molti credenti si scusano di essere cattolici dicendo che non vogliono esser atei e materialisti; come se Dio e l'anima fossero beni della Chiesa. Ma noi commettiamo lo stesso errore in senso contrario. Insomma dico che potrebbe darsi che Dio e l'anima esistessero, sebbene anche i preti lo dicano.
      C'è un altro sentimento, da cui bisogna difendersi, e che può agire in senso contrario del precedente: è la paura di morire. Non parlo della volgare paura di morire piuttosto oggi che domani, cosa che non importa punto, sia che si muoia per addormentarsi nell'ultimo sonno, sia che si muoia per svegliarsi; ma della paura appunto che la morte sia un sonno eterno. Siccome ciò che si desidera si crede facilmente, così questa paura potrebbe esser la vera causa della nostra credenza allo spiritualismo ed allo spiritismo. Io ho sempre avuto una gran paura di esser vittima di questa paura. Non volevo esser zimbello di un sentimento atavico. Ma alla lunga ho capito che questo poteva rendermi sordo anche alle buone ragioni; che, per evitare la foi du charbonnier, cadevo nell'ostinazione del Bouillaud davanti ai fatti; ch'io correvo il rischio di burlarmi per troppa furberia, e di far come quei viandanti, nessuno dei quali si fidava di quel signore che, per una scommessa, si era messo sul Ponte Nuovo a vendere dei marenghi per dieci lire; che per non consolarmi a prezzo di un inganno, correva il rischio di affliggermi ed ingannarmi insieme. Ma come fare? Che precauzione doveva prendere la ragione contro i due sentimenti opposti? mi pare che debba esser questa: che, trattandosi di novità così grande, trattandosi di ammettere, non una nuova specie di farfalle, ma l'esistenza di esseri sostanzialmente diversi da tutti quelli che finora conosciamo, non doveva assolutamente ammettere nulla senza prove sufficienti per la ragione sola; ricordandomi col Faraday, citato dal Crookes, che «nulla è troppo maraviglioso per esser vero, purchè sia conforme alle leggi di natura; e di questo è solo giudice l'esperimento».


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Per lo Spiritismo
di Angelo Brofferio
Domenico Briola Editore
1893 pagine 316

   





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