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      Anzi egli era stato più volte severamente ripreso per la libertà con cui censurava i vizi del clero, e diceva necessaria al decoro della Chiesa la riforma dei costumi. Che se non si fece a vituperare pubblicamente ciò che nella gerarchia ecclesiastica non era bello nè lodevole nè santo, nè anco si unì nella persecuzione di coloro i quali queste cose ebbero ardimento di dire a viso aperto. E a sua lode bisogna aggiungere altresì, che non ostante che avesse lungamente convissuto con uomini, alcuni per intolleranza feroci, altri ipocriti insieme e licenziosi, ei seppe da tali eccessi custodire l'animo suo, e le cose vedere e considerare con occhio imparziale, e giudicare con giustizia e verità. Ma l'aperto interesse che in quella lettera egli mostrò di prendere alla sorte di Girolamo, la grande ammirazione all'ingegno e all'eloquenza di lui destarono nell'amico gravi timori, e fecero sorgere nel suo animo il dubbio che ciò dagl'ignoranti e maligni potesse ascriversi ad adesione segreta ai principii di un uomo dichiarato eretico, e come tale, secondo che portava la ferocia dei tempi, abbruciato. Laonde questi fu sollecito a renderne avvisato Poggio con queste parole: "Ricevei jerlaltro per mezzo di Francesco Barbaro la vostra lettera sul supplizio di Girolamo da Praga. Ne ammiro l'eleganza, ma sembrami che vi diffondiate in esaltare i meriti di quell'eretico, più di quel che avrei voluto. Vi date cura, egli è vero, di fare di tanto in tanto le opportune avvertenze, ma nell'insieme dimostrate troppo interesse per la sua causa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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