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      Con le sue astute insinuazioni ella riuscì in breve ad alienarlo da tutti, cosicchè non solo co' fratelli ruppe ogni commercio, ma anche con parecchi amici venne a contesa. Frattanto, sotto la protezione del Niccoli, crebbe la petulanza di Benvenuta, la quale prese a dire della moglie di Iacopo Niccoli turpi cose. Tollerò questi in sul primo che la sfacciata donna in ogni maniera d'improperii dirompesse, ma quando vide il giuoco prolungarsi di troppo, vinto dall'ira, cercò di assicurarsi dell'assistenza dei fratelli, e tutti di comune accordo si recarono alla casa di lei, e presa e postala sulle spalle di un loro servo, le applicarono pubblicamente plaudentibus vicinis, et tota multitudine comprobante33, un gastigo più severo e meritato che decente. Niccolò, testimone del fatto, ne prese fierissimo sdegno. Alcuni amici che furono a visitarlo, non riuscirono a placarlo, e si partirono non senza ridere della sua follia. Leonardo stimò prudente di astenersi dall'andare a vedere l'amico, tanto più prevedendo che non avrebbe pazientemente ascoltati i consigli che reputava dover suo di dargli. La mancanza di Leonardo non isfuggì al Niccoli, il quale pochi giorni appresso mandò a fargli sapere come non poco si maravigliasse di non ricevere da lui i consueti ufficii di amichevole consolazione. Rispose Leonardo di non aver pur pensato ch'ei s'aspettasse consolazione dagli amici per tanto frivola cagione, quanto il castigo di una serva, e ch'egli era oggimai tempo di por fine alle pazzie.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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