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      Nel maneggio delle cose pubbliche diè prova di sapere, di accorgimento e di singolare prudenza; e quantunque e' solesse andare nelle sua cose molto adagio50, e temperato e misuratissimo, dalle azioni sue non pare che abbracciasse l'opinione di certa specie sapienti, il cui numero fu grande in tutti i tempi ed è grandissimo all'età nostra, i quali tutta la prudenza e la sapienza ripongono nel non fare e nello stare a vedere, anzi che nella forza e nel vigore delle operazioni: contemplatori oziosi, mirabilmente più acconci a ritardare e a impedire, di quello che a dirigere e ad accelerare di un solo istante il corso degli umani eventi. Che se nel campo dell'azione rimase Leonardo di lunga inferiore ad alcuni de' contemporanei meno dotti e sapienti di lui, ciò è da ascriversi all'età rivolta unicamente a studi di poca anzi niuna utilità pratica. Però, sempre che fu dalla repubblica domandato del suo consiglio, lontano dalle passioni e abborrente dalle parti, egli la consigliò con quell'amore e con quella fede che dee ogni buon cittadino, e con la franchezza dell'uomo che non teme di dire le proprie opinioni dove anche sieno opposte a quelle dell'universale. Raccontasi in questo proposito, come in un consiglio dei principali della città essendogli toccato di parlare ultimo, manifestò opinione al tutto contraria a quella espressa dagli altri, i quali indusse co' suoi argomenti nel suo parere. Appena però ch'ei si fu partito, un solo si alzò a riprenderlo con acerbe parole di ciò che avea detto.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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