Pagina (38/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma l'atto di lui può essere una buona e utile lezione ai vecchi rabbiosi, ai dotti superbi e ai magistrati arroganti; che del rimanente, la spontanea e ingenua confessione basta a mostrare la probità e la squisita delicatezza di lui. E se ei non fu sempre padrone di sè, ma si lasciò talvolta trasportare troppo facilmente dall'ira, seppe però riparare in tempo con quella nobiltà che è propria delle anime generose. Alle frequenti, ostinate e furiose gare e inimicizie che arsero fra i letterati di quell'età, non partecipò; una volta soltanto si lasciò andare contro il Niccoli, e delle calunnie e ingiurie che gli scagliò, niuno di certo vorrà dargli lode, ma biasimo. Nato di non ricchi parenti, per poter attendere ai geniali studi fu costretto nella prima giovinezza alla più rigida economia. Venuto poscia, e per le sue industrie e per le liberalità di alcuni pontefici, principalmente di Giovanni XXIII, in qualche agiatezza52, si mostrò anche in mezzo all'abbondanza troppo sollecito delle minuzie, di maniera che ei parve macchiare la lode dell'economia col biasimo dell'avarizia. Il che, del resto, non recherà maraviglia dove s'intenda che egli, seguendo in ciò l'opinione dello Stagirita, era intimamente persuaso di dovere riporre le ricchezze tra i beni conducenti all'umana felicità. Ma se del peccato di avere amata troppo la roba e il danaro, e di averne fatta soverchia stima, egli non è da assolvere, bisogna però dire che queste cose non rivolse mai ad uso men che lecito e onesto: ciò valga a scemare in parte il biasimo che gli venne dall'averle avute in tanto maggior pregio di quello che veramente le non hanno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Niccoli Giovanni XXIII Stagirita