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      Niuno di essi poteva ripetere col Segretario Fiorentino, parlando degli antichi: "Io mi pasco di quel cibo che solum è mio, e che io nacqui per lui; parlò con essi e li domandò della ragione delle loro azioni, e quelli per loro umanità mi rispondono54." Ma quei tre grandi, ai quali vuolsi aggiungere il Machiavelli, imitarono non le opere ma l'operar degli antichi, scrivendo ciò che era adatto ai loro tempi ed ispirato da quelli, scrivendolo non per far letteratura, ma per esprimere gli affetti della vita reale e presente55. Tali non furono i dotti dell'età posteriore, i quali, mentre si affaccendavano intorno all'antica civiltà e all'antica letteratura, di cui si scoprivano allora con infinita sollecitudine e con avidità incredibile si studiavano i monumenti, niuna cura prendevano della civiltà e delle lettere contemporanee. Vissero per così dire della vita di un altro tempo; ond'è che pensieri, immagini, sentimenti, affetti, non meno che la lingua e lo stile, tutto in essi non e dell'età a cui appartennero. Degli antichi scrittori, guardando più alla parola che alla sostanza, più allo stile che ai pensieri, risuscitarono il corpo non l'anima.
     
      Allora fu che tornò in campo il brutto divorzio del pensiero e dell'azione, e che s'insegnò a separare il sentimento dalla parola, lo stile dall'idea. Educata a questa scuola crebbe una generazione inettissima, che fece dello scrivere un ufficio triviale o un trastullo, e risguardando la letteratura non come mezzo ma come fine, non come strumento ma come termine, nelle mani di lei ella cessò di essere un'azione e divenne esclusivamente uno studio.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Segretario Fiorentino Machiavelli