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      Lo studio non d'altro che delle parole e delle forme diede poi origine, com'è naturale a lunghe e interminabili liti; e famose furono quelle ond'arse il secolo decimoquinto. Per una frase, per un verso, per un passo d'antico i letterati disputarono, e non è dir poco, quanto i teologi per un senso scritturale. E duole il vedere come nelle loro dispute fossero così poco osservanti di quella dignità che non dovrebbe venir mai pretermessa dai cultori dei severi studi e delle lettere gentili. Non paghi di combattere le opinioni degli avversarii, ne vilipendevano il carattere, i costumi, la vita. Del clamore di loro querele riempirono le scuole, le accademie, le corti, le città, avvegnachè tutti prendessero parte alle dispute e alle gare furibonde di stizzosi pedanti, i quali non animava mica la splendida bilis celebrata da Orario come sorgente di grandi cose, ma riscaldava unicamente il furor letterato che a guerra mena: ond'è che altercavano non per illuminarsi l'ingegno, ma s'irritavano con invettive, saettando i difetti, i costumi, la vita degli avversarii, cercando fama dal contendere. Chi avesse pazienza e tempo di leggere il fascio interminabile delle loro invettive e polemiche, vedrebbe a quali indegnità, accecati dall'ira, trascorressero e si avvilissero. Tale era del resto il costume dei tempi, in cui, dove i dotti venissero a contesa, non sapevano che ricambiarsi basse ingiurie e volgari accuse, senza un'ombra di rispetto alla verità e al decoro. Forse da quell'età e da quegli uomini che sì vili e inonorate battaglie combatterono usando nelle loro zuffe le armi più spregevoli, venne ai grammatici, o filologi che vogliano dirsi, la fama che conservarono poi sempre di essere nelle contese i più implacabili, di aspreggiarsi e vilipendersi con ogni sorta di più vili ingiurie, e di non avere in ciò chi superare li possa; onde le contese e le baruffe grammaticali passarono in proverbio.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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