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      A questa sentenza del grande storico e politico niuno vorrà per fermo contraddire: tanto ella è giusta e degna di quel forte e singolare intelletto. Da essa ritraesi qual fosse il concetto ch'egli avea intorno al modo di comporre la storia, e come studiando gli antichi assai meglio di coloro che lo precederono e che sempre li ebbero in sulle labbra, sapesse con finissimo accorgimento discernere ciò che a fare un compiuto storico si ricercava. Ma egli studioso dei grandi storici antichi, e segnatamente dell'unico Tacito, non si appagò di ammirarli oziosamente, ma ne seguitò i precetti, ne imitò l'esempio, ne emulò la sapienza. Quindi è che non istette pago a descrivere lunghe e crudeli guerre e rumorosi casi, ma con ogni maggiore diligenza si volse a ricercare quei piccoli fatti dai quali sovente i maggiori si partoriscono, ed a scoprire delle cose le vere ragioni e cagioni.
     
      Ma anche senza uscire del secolo decimoquinto, noi troviamo chi come storico è maggiore dell'Aretino. Poggio Bracciolini lo supera indubitatamente non solo rispetto alla lingua, che in lui è migliore, ma eziandio allo stile, per lo più chiaro ed elegante. Il grado di eleganza a cui egli si elevò, invano si cercherebbe nella latinità di coloro che lo precederono; onde con verità altri affermava avere egli preparata la via alla castigatezza del Poliziano. Possedeva tale conoscenza del linguaggio dei classici da usarlo con facilità, naturalezza, disinvoltura e senza pur l'ombra di quello stento che più o meno vedesi in tutti gli scrittori contemporanei di lui.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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