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      Amatore sincero della patria e della libertà, narrò di quella i grandi fatti e le opere magnanime; ne celebrò la virtù e il valore, la costanza nei pericoli, la fermezza nella sventura, la moderazione nella prosperità, la grandezza e la gloria: notò i beni di cui è feconda la libertà, le azioni generose e i nobili sacrifizi che ella seppe inspirare a molte anime elette, ed esaltò coloro che per amore di lei non esitarono a mettere il sangue e la vita. Le riflessioni e le sentenze sparse qua e là nel racconto sono, se non profonde, derivate però sempre dal soggetto e accomodate ai fatti dei quali è discorso. La narrazione procede grave e sostenuta, ma al tempo istesso chiara e spedita. I fatti veggonsi aggruppati con arte e industria, ma senza affettazione. Nell'esporre i suoi concetti egli è per lo più breve, nè avviene mai che stanchi e annoi il lettore coll'arrestarsi oltre il dovere sull'istesso soggetto e con le ripetizioni. Lo stile ha sufficiente precisione, ma difetta di melodia: però tale difetto è compensato dalla forza e dalla concisione. In esso incontransi indubitatamente meno difetti che in quello degli altri suoi contemporanei, ma non poco tuttavia lascia a desiderare dal lato della spontaneità e dell'eleganza. Nel delineare i caratteri egli è molto men felice e abile del Bracciolini, e sembra del resto che in ciò non mettesse grande studio e industria. I discorsi che pone in bocca ai personaggi principali, mentre sono nobili, dignitosi e talvolta anco eloquenti, non sempre appaiono adatti ai costumi della persona che è introdotta a parlare, e troppo spesso peccano di lunghezza soverchia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Bracciolini