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      Ultimamente avendo esaminate e compensate queste cose insieme, mi fermai in questa sentenza: che qualunque modo di scrivere fosse meglio che, stando in ozio e in pigrizia, tacere.
     
      E pertanto io ho deliberato di volgermi alla parte dello scrivere: e benchè io sappia quante sieno le mie forze e quanto sia il peso che io piglio sopra di me, nientedimeno spero che Iddio darà favore alle mie imprese, e facendole a fine di bene, le condurrà a buon porto. E se le forze dello ingegno non risponderanno a' desiderj miei, per sua benignità ajuterà la industria e la fatica del mio studio. E volesse Iddio, che i nostri antichi, in qualunque modo eruditi, piuttosto avessero voluto ognuno scrivere le cose dei suoi tempi che passarle con silenzio. Perocchè egli era ufficio degli uomini dotti d'ingegnarsi ognuno di far viva la sua età e celebrarla con le lettere, e quanto era posto in loro, farla perpetua alla memoria de' successori. Ma io stimo che chi ha avuto una cagione e chi un'altra di tacere. Imperocchè alcuni credo abbiano fuggito la fatica; alcuni non abbiano avuta la facoltà dello stile, e piuttosto si sieno volti ad altre materie di scrivere che alla istoria. E' pare che sia cosa facile, se tu ti sforzi un poco, di comporre un libello o una epistola: ma fare impresa di scrivere una istoria, nella quale si contiene un ordine di varie e diverse cose, e particolarmente si richiede esporre le cagioni de' partiti presi e rendere giudicio delle cose accadute, è tanto pericoloso a prometterlo, quanto egli è difficile ad osservarlo.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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