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      Ma i Toscani avendo occupato il monte Gianicolo e tutti i luoghi di qua dal Tevere, posero l'assedio al resto della città, intanto che i Romani per ultimo rimedio rifuggirono a fare quella congiura contro al re Porsenna: donde ne seguì la uccisione del segretario del Re e l'arsione della mano di Muzio Scevola. E con tutte queste arti non poterono indurre Porsenna a levare l'assedio e fare la pace, se loro non gli consentivano patti e capitoli molto onorevoli per sè e per la nazione toscana. Perocchè gli furono dati gli statichi nobilissimi giovani di Roma, e femine ancora pudiche: fra le quali fu una figliuola di Valerio consolo e molte altre vergini di nobilissima stirpe e di gente patrizia: che non si trova mai per alcun tempo che i Romani, per impetrare la pace, dessero ad altri alcuni statichi; e loro a' popoli vinti e soggiogati nella fine delle guerre non comandavano cosa alcuna più volentieri che gli statichi, non solamente per sicurtà della pace, ma ancora perchè reputavano questo uno manifestissimo segno di vittoria. Questa pace fu di poi, con grande significazione di benevolenza e di beneficj fatti dall'una parte e dall'altra, stabilita. E infra le altre cose, andando i Toscani a campo alla città di Arizia con Arunte figliuolo del re Porsenna, e rimanendovi morto, e quelli che restavano venendo a Roma, furono ricevuti molto umanamente e consegnato loro per abitazione in una bella parte della città uno borgo di case, che fu di poi chiamato il borgo o vero la via de' Toscani.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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