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      Il re Porsenna, in segno di grande amicizia, rimandò loro gli statichi: e Tarquinio superbo, non isperando più alcuno ajuto da' Toscani, se n'andò in Tusculano a Mallio che era suo genero.
     
      Durò questa pace e buona concordia in sino a tanto che i Vejenti, essendo a' confini col popolo romano, la turbarono. E nacque la occasione della guerra dalla vicinità, come spesse volte accade. In questa guerra la prima battaglia vinsero i Vejenti; la seconda fu asprissima quanto alcuna di che si faccia menzione: perocchè i Romani molto sbattuti fecero giurare tutti i loro soldati, che non tornerebbero dalla zuffa se non con la vittoria. Appiccandosi il fatto d'arme, fu morto Mallio consolo e Fabio fratello dell'altro consolo: e gli alloggiamenti de' Romani furono messi a sacco in tal maniera, che i Toscani si reputavano vincitori. Se non che, essendo occupati in mettere a saccomanno gli alloggiamenti, i Romani si rifecero, e con tanto impeto ripresero la battaglia, che ruppero e misero in fuga i Toscani. E in questo modo i vincitori restarono vinti; e il fine della vittoria rimase appresso de' Romani: e nientedimeno con tanto danno ed effusione di sangue, che essendo offerto il trionfo al capitano romano, ebbe a rispondere, che egli era piuttosto da lamentare, che da fare festa di tale vittoria. Seguì di poi, che i Vejenti mandarono per ajuto ad altri popoli toscani loro propinqui: e rinnovata la guerra, fecero quella memorabile battaglia presso al fiume della Cremera, nella quale furono morti solamente della casa de' Fabj trecentosei, e d'altri loro amici e seguaci più di quattromila.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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