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      Essendo il campo de' Romani presso a Faleria, cittą principale de' Falisci, uno maestro di scuola, avendo sotto la sua dottrina i figliuoli de' principali cittadini della terra, un giorno, sotto colore di menarli a spasso, ebbe maniera di condurli fuori d'una porta opposita a quella parte che era volta verso il campo de' Romani: e a poco a poco, ragionando, gli condusse nelle mani de' nimici. E spontaneamente preso, e menato alla presenza del capitano romano, gli disse, che in quel giorno gli dava la cittą di Faleria, avendogli condotto nelle mani i figliuoli de' principali cittadini della terra: e pregollo, che di tanto beneficio volesse usare buona gratitudine verso di lui. Cammillo, prestantissimo capitano de' Romani, notando l'atto e le parole sue, con grande sdegno gli si volse e disse:
     
      Tu, uomo scelerato, reputi essere venuto a uno simile a te, a chi non solamente le cose triste piacciono, ma ancora gli pajono degne di rimunerazione. Ma altro animo č quello del popolo romano e mio: ed abbiamo per consuetudine di osservare le ragioni e leggi della guerra come quelle della pace, ed usiamo di portare l'arme non contro a deboli fanciulli, ma contro a nimici armati. Noi siamo inimici de' Falisci, e nientedimeno ci ricordiamo di essere congiunti con loro secondo il vincolo della societą umana. Io sono apparecchiato, non con questi modi scelerati, ma coll'arti romane, che sono l'arme, la pazienza e la virtł, di vincere la cittą di Faleria.
      E dette queste parole, fece spogliare e legare le mani di drieto a questo maestro, e dettelo a' discepoli suoi, che battendolo lo riconducessero alla cittą. Di qui nacque tanta mutazione d'animi appresso al popolo de' Falisci, che dove prima erano ostinati d'aspettare piuttosto la loro distruzione che fare pace co' Romani, subitamente, maravigliandosi della fede e giustizia del capitano romano, rimisero sč e la loro cittą nel loro arbitrio: e a questo modo i popoli de' Falisci vennero sotto il dominio del popolo romano.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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