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      Ma avendo i Romani soggiogato tanti famosi popoli di Toscana, sotto onesto nome gli chiamarono non soggetti, ma suoi confederati e compagni.
     
      Seguì dopo a questi tempi una lunghissima quiete, in tal maniera che, mancando a queste nazioni la facoltà e la via degli onori, convertirono una sicura tranquillità in grandissima pigrizia, come comunemente suole accadere nell'ozio a chi non ha alcuno stimolo alla virtù. Ma di poi che ella fu ridotta nella potestà del popolo romano, due volte si trova che pubblicamente s'ingegnò di rubellarsi: prima al tempo d'Annibale, che ne furono capo gli Aretini; secondariamente nella guerra de' collegati, nella quale i Latini e i popoli di Abbruzzi e del Ducato si ribellarono da' Romani. La prima rebellione, perchè gli Aretini subitamente furono raffrenati, si quietò: la seconda bisognò sopire con arme e con battaglie; e infra le altre terre di Toscana, Chiusi e Fiesole ne furono grandissimamente dannificate ed afflitte. Dopo questi tempi stette la Toscana fermamente quieta sotto il dominio de' Romani circa di anni settecento poi che era stata sottomessa, cioè insino ad Arcadio e Onorio imperadori: nel qual tempo i Goti, guidati da Radagaso e Alarico, entrarono in Italia, e trovaronla molto diminuita di forze e di potenze. Dopo i Goti vennero gli Unni, dopo gli Unni i Vandali, di poi gli Eruli, e dopo a costoro un'altra volta i Goti, e finalmente i Longobardi, i quali tennero lungo tempo Italia.
     
      Ma la declinazione dello imperio romano mi pare che principiasse, quando Roma, perduta la libertà, cominciò a servire agl'imperadori.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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