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      E durò questa amicizia co' Romani infino a tanto che cominciarono avere in paese loro grandissime perturbazioni. Perocchè gli Unni, che erano ancora loro di nazione scitica, facendo guerra con quella parte de' Goti che abitavano il paese più alto della Scizia verso la Tana, li vinsero in molte battaglie, e finalmente li soggiogarono. E per questo esempio spauriti gli altri Goti che abitavano le parti più basse, mandarono ambasciadori a Costantinopoli a uno imperadore de' Romani chiamato Valente, e domandarongli di grazia di passare il Danubio; e per fuggire il furore degli Unni, d'essere ricevuti nelle provincie sue, obbligandosi d'ubbidire a quelle leggi che gli fossero date, e mostrando il pericolo loro essere ancora commune allo imperio romano. Valente imperadore avendo intesa questa ambasciata, benchè egli avesse a sospetto tanta moltitudine barbara, nientedimeno, parendogli necessario di provvedere contro a questa furia degli Unni, fu contento che i Goti con le loro donne e figliuoli passassero il fiume del Danubio e venissero nella provincia della Mesia: e dette loro per governatore uno chiamato Massimo, il quale gli avesse a provvedere de' loro bisogni e dare loro dottrina della religione cristiana. Ma in breve tempo, essendo la moltitudine grande e aggiunto la carestia delle cose e l'avarizia di Massimo governatore, vennero in tanta povertà e disperazione, che primamente si cominciarono a dolere del governo di Massimo, che per la sua avarizia induceva la carestia e teneali soggetti come servi, e conducevali in tanta dura condizione, che pubblicamente gridavano essere suto meglio servire agli Unni che sopportare tanto aspro dominio.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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