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      Ma poi che, rimosso lo imperadore Ottone, lui fu assunto allo imperio, subitamente, seguitando le vestige dell'avolo e del padre, cominciò a perseguitare la chiesa romana, e trentatrè anni che regnò, le dette grandissime afflizioni. Perseguitò in questo tempo tre pontefici, Onorio, Gregorio e Innocenzo. Ultimamente nel concilio di Lione fu privato del nome regale e della dignità dello imperio. E lui dopo molti mancamenti non s'umiliò come l'avolo, tornando al grembo della chiesa, ma sprezzando concilj e decreti, pertinacemente, le cose acquistate ritenne, e ingegnossi acquistare delle altre. E teneva Sicilia e la Puglia per la eredità materna, e accostandosi alla Toscana, molto curiosamente s'ingegnò di farsi potente nelle città di quella, e abbattere gli avversarj e favorire quelli della parte sua. E perchè egli era copioso di figliuoli, pareva che pensasse come li potesse lasciare grandi in Italia, cadendo nel commune errore degli uomini, che si acconciano nella mente le cose future secondo la vanità degli appetiti loro. Massimamente stimava lasciare a' figliuoli grande fondamento dello stato loro, se in Toscana abbattesse le parti avverse, e rilevasse i suoi amici e seguaci. Mosso adunque con questa intenzione, passò in Toscana coll'esercito: e sollevando le parti antiche, e facendo loro spalle con le genti, faceva cacciare delle terre le parti contrarie. E questo gli fu facile, perchè gli animi erano mal disposti, e molte inimicizie di più ragioni vegghiavano fra i cittadini.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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