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      Perocchè i principj di molte città di Toscana e tutti i loro progressi, e oltre a questo la declinazione e divisione dello imperio romano e le cagioni delle parti nate tra i popoli d'Italia ci sarebbero state incognite, se non si fosse fatto un ordinato discorso di tempi, come ci parve necessario di fare nella precedente narrazione. Ma ora ordinatamente e col passo più lento seguiremo il resto della nostra istoria.
     
      Dopo la morte di Federico, del quale abbiamo detto di sopra, il popolo fiorentino, avendo in odio quelli che con le spalle degl'imperadori superbamente avevano occupato la repubblica, prese animo di ripigliare la libertà e reggere secondo l'arbitrio popolare: e per questa cagione e di fuori e di drento fece molte provvisioni a suo proposito utili e necessarie. Principalmente rivocò nella città quella parte ch'era stata cacciata a tempo di Federico, e unitosi con quella, abbassò la parte contraria. Di poi ordinò, che si creasse per elezione dodici cittadini al principale magistrato della repubblica: i quali, per la dignità suprema di tutte le altre, volgarmente li chiamarono Anziani. Appresso divisero tutta la città in sei parti: di ciascuna di quelle facevano gli officj e magistrati. Oltre a questo tutta la moltitudine divisa per sestieri ordinarono sotto i suoi gonfaloni, acciocchè drento contro alla nobiltà, e di fuori contro a' nimici fosse del continuo uno esercito apparecchiato. Da questi principj si cominciò mirabilmente la città e il popolo a sollevare e accrescere.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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