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      E in questa maniera in uno medesimo anno la reputazione della città crebbe di fuori e drento.
     
      L'anno seguente, non avendo altra materia di guerra, i Fiorentini mandarono in ajuto degli Orvietani cavalli cinquecento: e passando queste genti per il contado d'Arezzo, gli Aretini della parte guelfa, che per il favore della città di Firenze erano ritornati drento, rifidandosi nello ajuto di questa gente d'arme che passava, subitamente si levarono e cacciarono la parte ghibellina, la quale pe' tempi di Federico aveva governava la loro repubblica. E fu opinione, che Guido chiamato Guerra, il quale era stato capo di questi cinquecento cavalli, fosse autore e confortatore di questa novità: perocchè egli era cosa manifesta, che aveva mandato ajuto alla parte amica e messo terrore alla parte avversa. Questa cosa poi che fu intesa a Firenze, benchè avessero caro i ghibellini essere stati cacciati d'Arezzo, nientedimeno dubitavano che non si credesse per ordine e consiglio della città, contro agli obblighi dalla fede data, essere stato fatto questo movimento. Temevano ancora, che a Pistoja e a Volterra i ghibellini per simile esempio non pigliassero sospetto, e venissero a far per paura di sè qualche rivoluzione nella loro città. E pertanto deliberando di rimediare a questo inconveniente, mandarono il campo in quello d'Arezzo: e appressandosi alla città, parte con minacce e parte con amichevoli esortazioni, condussero quelli di drento a rivocare i cittadini che ne erano stati cacciati. E in questa maniera avendo composte le cose, si rinnovò la lega con gli Aretini per cinque anni: e infra gli altri capitoli consentirono gli Aretini, che il rettore, il quale erano consueti eleggere forestiere, si chiamasse per tre anni della città di Firenze.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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