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      Per questi medesimi tempi e per simili sospizioni, gli Aretini si misero a pigliare l'arme: e usciti fuori con tutto il loro sforzo, andarono a campo a Cortona, la quale per la prosperità di Manfredi, dubitavano che non si levasse a fare qualche novità. E benchè ella fosse forte di sito e bene provveduta di gente che la difendevano, nientedimeno fu tanto l'impeto e l'audacia degli Aretini, che di più luoghi entrarono drento: e finalmente, combattuti e vinti, i Cortonesi furono costretti a porre giù l'arme e darsi alla discrezione de' vincitori: i quali, ottenuto che ebbero interamente la città, fornirono la fortezza che era posta nella sommità della terra di buona guardia, e dalla parte di sotto la sfasciarono di mura, per tôrre a' Cortonesi ogni occasione di ribellarsi.
     
      In questo tempo che i Fiorentini e i loro collegati facevano questi provvedimenti di fuori, per ostare a' loro avversarj e alla potenza di Manfredi, nacque drento in Firenze una grande sedizione. Perocchè quella parte della nobilità, che al tempo di Federico era stata potente, sentendo la prosperità di Manfredi, cominciò a venire in speranza e fare concetto di tornare in istato. Erano ancora questi tali desiderosi di cose nuove per lo sdegno preso contro al popolo, il quale aveva favorito la parte contraria e chiamatela al governo della repubblica, e loro n'erano stati schiusi. La speranza adunque e lo sdegno gli stimolava tanto, che cominciarono a confortare l'uno l'altro e a fare intelligenza insieme, per levarsi la ignominia dalle spalle, la quale pareva loro avere ricevuta.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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