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      E per queste cagioni cominciarono a ragunare loro partigiani, e mettere diligenza in sentire le nuove di fuori, e ogni giorno afforzarsi, in maniera che crescendo il sospetto nel popolo de' loro provvedimenti, gli anziani, per rimediare a questo inconveniente, mandarono per alcuni de' capi: i quali sprezzando i loro comandamenti, s'afforzarono alle proprie case. E di questi tali furono i primi gli Uberti, che per quelli tempi erano potentissimi. E fu tanto grave questa disubbidienza a' popolani, nelle mani de' quali era il governo della repubblica, che si unirono con l'altra parte della nobilità che per loro beneficio era ritornata drento, e presero l'arme, e con una grande moltitudine andarono a combattere le case degli Uberti. Ma loro, dall'altra parte, per il sospetto di questi romori essendo bene provvisti, non solamente con gente armata, ma ancora con sassi e altri ripari rimovevano dalle loro case l'impeto del popolo. E nientedimeno crebbe tanto la moltitudine, che non potendo resistere, alla fine furono vinti: e alcuni di questa famiglia vi rimasero morti, alcuni ne furono cacciati, alcuni altri furono presi e di poi condannati a morte. Da questo principio seguì, che l'altre famiglie di questa medesima parte, e ancora molti popolani loro seguaci, e in effetto tutti quelli che al tempo di Federico avevano tenuto lo stato, furono cacciati. Siena, che in quel tempo era a questa parte favorevole, fu il ricetto di tutti costoro. Ma essendo cosa manifesta, che per i capitoli della pace fatta tre anni innanzi, i Sanesi non potevano ricevere gli usciti di Firenze, deliberarono i Fiorentini mandare due ambasciadori a Siena a lamentarsi di queste ingiurie.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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