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      Avendo fatto fine al loro parlare, s'inchinarono a' piè del re: il quale levandoli su, con brievi parole li confortò, e promise loro fra pochi dì secondo il parere de' suoi consiglieri fare loro risposta. Ma stando in aspetto questi ambasciadori, la cosa andava per la lunga, e non si sa di certo quale fosse la cagione. Sono alcuni che hanno opinione, che Manfredi, vedendo la grande affezione verso la memoria di Federico e di tutta la sua casa, avesse alquanto a sospetto questa parte, perocchè, lui non essendo legittimo, pareva che contro alla volontà de' suoi avesse preso il nome regale; e non era dubbio che fra lui e il nipote, quando fosse in età, per quella cagione avesse a nascere guerra: donde credono alcuni, che procedesse di farlo stare sospeso, e di pensare, se doveva volgere l'animo alla contraria parte, cioè a' guelfi di Toscana, inimici della casa di Federico. Alcuni altri stimano, che essendo affaticato nella guerra del reame, desiderasse la quiete sua, e non fosse vago di fare nuove imprese, che l'avessero a tenere contro a ogni suo proposito lungamente occupato. In effetto, qual cagione si fosse che lo facesse stare ambiguo, non si sa di certo. Ma bene è manifesto che fu molto inclinato a negare l'ajuto che per quelli tali ambasciadori si domandava: e non pareva, che fosse cosa alcuna che tanto lo ritraesse dalla manifesta negativa, quanto la vergogna. Finalmente, facendo gli ambasciadori grande istanza, fece rispondere loro per uno de' suoi, che benchè fosse da molte altre cose impedito, nientedimeno era contento per l'antica amicizia dare loro una squadra di gente d'arme sotto la sua bandiera.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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