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      La quale risposta poi che gli ambasciadori ebbero inteso, tiratisi da parte, come si costuma, per consigliarsi insieme, i più di loro reputando questo piccolo ajuto una cosa ridicola, consigliavano che si dovessero partire di subito, e non dovessero pigliare sussidio alcuno da uno ingrato re. Ma messer Farinata, del quale di sopra facemmo menzione, uomo prudente e di grande animo, disse quello tale consiglio non essere da pigliare, perocchè non si voleva lasciare vincere dallo sdegno dove si cercava l'utilità.
     
      Ma, díeci pure, disse il cavaliere degli Uberti, alcuni de' suoi con la sua bandiera, che certamente gli conduceremo in luogo, che se il re Manfredi stimerà punto la sua reale degnità, sarà costretto a mandarci molto maggiore ajuto.
      Accordatisi prestamente tutti gli ambasciadori in questa sentenza, con lieta faccia risposero al re, che volentieri accettavano la sua offerta, e grazie amplissime gli rendevano. Partironsi di poi con una squadra che fu data loro dal re di genti tedesche, e continuando il cammino, ritornarono a Siena.
     
      In questo mezzo tempo i Fiorentini avendo messo in punto un bello esercito, entrarono in quello di Siena, e depredarono tutto il paese, e alcune castella non molto forti presero: e finalmente avendo corso tutto il contado, e non avendo contradizione di persona che facesse loro resistenza, posero il campo presso alle mura di Siena. Ma i Sanesi si tenevano drento dalle mura, perchè non avevano molta gente condotta, ne' volevano mettere il popolo al pericolo della battaglia.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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