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      Noi che abbiamo vinto, non meritiamo d'essere a sospetto o ributtati: e voi avete trovato per rimedio, che la nostra città, la quale non è inferiore ad alcuna delle altre di Toscana, per questo sospetto sia disfatta. Chi è quello che dia uno consiglio di questa qualità? Chi è quello che abbia ardire uno odio conceputo nell'animo con la voce sì apertamente dimostrare? E pare a voi cosa conveniente, che le vostre città si conservino, e la nostra sia distrutta; e voi vi troviate con grande prosperità nelle vostre patrie, e noi, che insieme abbiamo acquistato la vittoria, in scambio del nostro esilio, ci sia retribuito la distruzione della nostra patria, più acerba e più dolente della cacciata nostra? Ma è alcuno di voi, che mi reputi tanto vile, ch'io abbia a restare paziente, non dico a vedere questo, ma solamente a udirlo? Se io ho portato l'arme e perseguitato i miei nemici, da altra parte io ho sempre amata la mia patria. E non patirò mai che quella, che gli avversari conservavano, sia per me distrutta: nè consentirò, che i secoli futuri abbiano a chiamare i nostri avversari conservatori, e me distruttore della patria. Non sarebbe cosa alcuna di maggiore infamia che questa, nè
      cosa più vile, che per paura che non sia ricetto de' nemici, disfare la terra tua. Ma che vo io moltiplicando in parole? Finalmente esca di me una voce degna. Io dico, che se del numero de' Fiorentini non fossi se non io solo, non patirò mai che la mia patria sia disfatta: e se mille volte bisognasse morire per questo, mille volte sono apparecchiato alla morte.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Toscana Fiorentini