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      Con queste simili parole avendo fatto fine il re al suo parlare, Guido, capitano de' Toscani, rispose in questa forma: "Con tutto che fosse stato conveniente, serenissimo re, che, piuttosto noi t'avessimo rendute grazie, che essere ringraziati dalla maestà tua, nientedimeno ci è suto gratissimo avere conosciuto la tua umanità, la quale tu hai congiunta insieme con la grandezza dell'animo, e con molte altre tue singolarissime virtù. Noi certamente, per la malignità di Manfredi cacciati della patria nostra, non maggiori cose, come sarebbe il desiderio nostro, ma questi corpi e queste braccia ti possiamo profferire e promettere, quando e' sarà il tempo, più vigorosamente adoperarle che al presente non si dimostra per le parole. A te certamente siamo molto obbligati perchè, non ci trovando alcuno fermo domicilio, ci se' apparito innanzi come una stella salutifera, che ci hai mostra la via, a noi prima non conosciuta, di ritornare alla patria nostra. E senza dubbio la tua singolare virtù ci dà grandissima speranza della distruzione de' nostri nemici e della nostra vittoria. E se i capitani delle genti tue t'hanno fatta buona relazione di noi, per alquanti dì che noi siamo iti di compagnia con loro, ti diciamo, che l'opera nostra è stata piccola rispetto alla intenzione e volontà che noi abbiamo: la quale è tale verso la tua maestà, che quando noi ci metteremo per te a ogni pericolo e alle manifeste ferite, non ci parrà avere satisfatto agli amplissimi meriti tuoi verso di noi. Due sono le cose, secondo il giudizio nostro, che grandemente dimostrano quali hanno a essere coloro che si hanno a trovare nella guerra: l'una è l'odio commune, e l'altra i premj che parimente si aspettano della vittoria.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Guido Toscani Manfredi