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      Questo parlare fu cagione di fare gli usciti più accetti al re, e accrescere la benevolenza e la grazia ch'egli avevano acquistata con lui. La maestà del re Carlo, messo in punto tutte le cose necessarie alla guerra, con quelle genti ch'egli aveva menate di Francia, e con gli usciti di Firenze e delle altre terre toscane, e con alquante genti di quello di Roma, che per la speranza de' premi o per l'affezione della parte guelfa seguitavano le sue bandiere, entrò ne' confini del reame per la via di Monte Casino, e trovò quello passo, che facilmente gli poteva fare resistenza, d'ogni guardia abbandonato per la negligenza de' nimici: e in sulla prima giunta dette la battaglia al castello di Santo Germano, e per ardire delle sue genti subitamente lo prese. In quello luogo la virtù de' Toscani primamente si cominciò a dimostrare, perocchè l'audacia e lo sforzo loro, che li fece passare fosse, argini e ripari, fu principalissima cagione di pigliare il castello.
     
      Questa espugnazione dette tanto spavento a' luoghi circostanti, che alcune terre vicine spontaneamente si accordarono. Il re Manfredi, ragunate d'ogni luogo le sue genti, deliberò farsi incontro a' nimici in quello di Benevento. La qual cosa poi che il re Carlo ebbe sentito, desideroso di venire alle mani, si trasferì ne' luoghi vicini al campo di Manfredi; e senza dilazione di tempo, venne all'incontro de' campi nimici, e fu il primo a provocare il re Manfredi alla battaglia. Trovollo pronto e desideroso di fare pruova della zuffa: e così ordinatamente l'una parte e l'altra misero in battaglia i loro campi.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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