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      Finalmente i consorti e gli altri parenti del morto si ragunarono insieme, e non solamente la nobilità, ma ancora la moltitudine e la plebe, cominciò a decidersi e pigliare parte. Da questa origine nata la divisione de' cittadini, di mano in mano crebbe tanto, che posto da parte, la civile modestia, vennero insino alle ferite e al sangue e alla totale perdizione l'uno dell'altro.
     
      Ma, per tornare al proposito nostro, il popolo fiorentino avendo notizia, che per rifiutare quello parentado erano nate tante discordie nella città, deliberò usare rimedi contrari, e operare che dopo la restituzione e tornata degli usciti si facesse de' parentadi assai, stimando che questo fosse uno buono rimedio a mantenere in unione i cittadini. Ma la infermità era maggiore che non era l'aiuto di questa tale medicina; e alla sanità della terra bisognava maggiore provvisione: e benchè da principio si dimostrasse da ognuno speranza e letizia assai, nientedimeno non passò molto che se ne vide poco frutto, perocchè la concordia e l'unione durò brieve tempo. E la cagione si fu, perchè i guelfi che avevano vinto col re Carlo, sprezzando la parte contraria, si reputavano superiori, e gli avversarj loro erano pieni di sdegno e di sospetto. La moltitudine ancora, o vogliamo dire la plebe, si ricordava della battaglia dell'Arbia e del grandissimo danno che in quel tempo ebbe la repubblica; e quelli tali che furono cagione di tanto disordine e che si fuggirono del campo nostro, e che la gloria della patria trasferirono a' Sanesi, palesemente li biasimavano.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Carlo Arbia Sanesi