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      Questo romore pubblicato per il campo fu cagione, che il capitano del re e i Fiorentini chiamarono ancora i loro fautori delle terre vicine, che erano venute alla devozione del re: e fu di tanta gara questa impresa, che il re Carlo proprio deliberò personalmente venire in Toscana. Il cammino suo fu da Viterbo a Arezzo; e di poi venne a Firenze. Fu ricevuto nell'una città e nell'altra con grandissimo onore e con grandissima significazione di benevolenza. Partito di poi da Firenze, si condusse in campo: e nella prima giunta gli uomini di Poggibonizzi gli mandarono imbasciadori, per mitigare la mente della maestà sua. Ma trovata che l'ebbero molto contraria a' desiderj loro, e che videro mettere in punto le bombarde e altri edifìcj per l'offensione del castello, mandarono nuova imbasciata a dire in propria forma queste parole: "Signore re, tu ci fai ingiuria: perocchè, se in tuo nome tu fai la guerra, tu offendi lo imperio romano, di chi noi siamo suggetti; se la fai in nome dello imperio, del quale in Toscana tu ti chiami vicario, certamente senza alcuna cagione offendi gli uomini osservantissimi e fedelissimi di detto imperio."
      A questa imbasciata fu risposto loro: che poichè si aveva a disputare in propria forma secondo ragione, che queste cose lui faceva in vece e nome dello imperio: e pertanto, se eglino erano uomini e cosa dello imperio, dovevano ricevere drento dalle mura il re e lo esercito suo; e s'egli andavano sinistrando con volere fare patti, era conveniente trattarli come ribelli.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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