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      I nimici stimando quello che accadde, ed essendo guidati dagli usciti di Firenze, si posero in aguato circa dieci miglia discosto da Arezzo, dove è il cammino molto stretto, perchè si rinchiude tra' monti e le ripe d'Arno. Venute che furono in questo luogo le genti del re Carlo, non avendo ricercato innanzi, se v'era aguati o alcune genti de' nemici, e non andando molto ordinati, subitamente si scopersero loro addosso di dietro e dinanzi le genti tedesche: perocchè di fatto occuparono il ponte, e dinanzi facilmente tennero loro il passo, e parte si scopersero di dietro, parte dal canto di sopra con le balestre li ferivano. E in questo modo trovandosi in mezzo, e non avendo facoltà di rompere da alcuno de' lati, nè essendo il luogo atto a dimostrare la loro virtù, in brieve spazio furono rotti. Di tutta la gente d'arme del re ne scampò una piccola parte, la quale aveva passato il ponte innanzi che l'aguato si scoprisse: gli altri o e' furono morti in quel luogo, o e' furono presi e condotti a Siena.
     
      Questa vittoria essendo accresciuta da' nimici, e con romore e con lettere latissimamente divulgata, fu cagione che molti popoli, facendo per questa vittoria concetto della prosperità di Corradino, si partirono dalla divozione del re Carlo. E nientedimeno nel Reame seguirono maggiori rebellioni che in Toscana, o veramente perchè i popoli dal canto di qua sieno più costanti che quelli, o veramente perchè essendo stati, si può dire, presenti alla vittoria, non la stimavano più che fosse da stimare.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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