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      In quello luogo fecero ragunata non solamente i capi, ma ancora di ogni ragione gente della parte ghibellina venuti del Ducato e di Toscana e di tutto il resto d'Italia. Messo adunque in punto Corradino tutte le cose necessarie alla guerra, perchè il re Carlo teneva il passo di Monte Casino, entrò nel Reame per quello di Tivoli e d'Albano. Il re Carlo gli venne incontro con meno gente che non aveva lui: perocchè Corradino, oltre a tremila cavalli de' Tedeschi, molti signori di Genovese, di Toscana, del Ducato e della Marca e di Sabina lo seguivano. E non solamente gli andavano dietro i principali della parte, ma ancora una moltitudine d'ogni ragione gente s'erano uniti con lui. Molti ancora cittadini romani, e appresso Arrigo spagnuolo con uno fiore di gente lo seguivano. Il re Carlo dall'altra parte, benchè avesse spartito le sue genti d'arme e a Messina, che in quel tempo era assediata per mare e per terra, e in molti luoghi lungo le marine del reame di Napoli, e una parte ancora mandata in Toscana, nientedimeno con grande confidenza d'animo, con quello esercito che gli restava si pose presso al campo de' nimici: e considerato le loro forze e le sue, giudicò essere di bisogno di usare in quel tempo ogni arte e ogni ingegno, perchè apertamente non si confidava non solo di potere vincere, ma di potere resistere al nimico. Era appresso di lui, secondo che si dice, uno uomo nobile, antico e molto esperto nell'arte militare, chiamato Alardo: per il consiglio del quale il re Carlo trasse di tutto il suo esercito ottocento uomini a cavallo molto eletti, e occultamente li pose sotto uno colle vicino, e tutto il resto della moltitudine fece scendere nella pianura, e mandò con loro uno vestito di abito regale, in tale maniera che paresse il re: ed egli si fermò, non molto lontano da quegli che aveva posti dietro al colle, in uno luogo eminente e commodo a vedere la zuffa.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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