Pagina (228/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Perocchè, io vi domando per quello immortale e ineffabile Dio: che vogliono dire queste vostre parti, queste vostre contenzioni civili? che proposito e che fine è quello del capitale odio e sfrenata rabbia di malevolenza, che voi avete inverso de' prossimi, de' cittadini e di coloro che sono, si può dire, del sangue vostro? E' pare, che si convenga a tutti gli uomini, come passano gli anni puerili, sapere rendere qualche ragione probabile de' processi loro, massimamente nelle cose importanti e gravi. Ma voi, con che ragione umana o divina potete difendere questo vostro fatto? Perocchè, se voi riguardate i comandamenti divini, e' non è quasi cosa alcuna che voi dobbiate più amare che i prossimi: voi capitalmente gli avete a odio. Se voi riguardate gli ammaestramenti umani, la patria è quella che vi debba essere carissima: e nientedimeno voi crudelmente la disfate. Perocchè la patria non è altro che la città, e la città non è altro che i cittadini; i quali cacciando, uccidendo, perseguitando, a uno tratto venite ad avere in odio i prossimi, e conducere la patria all'ultimo esterminio. Ma, donde nasce questa tanta rabbia e tanto furore? Certamente non leggieri, ma gravissima cagione debbe essere quella che conduce le menti vostre a tanta infamia. Che cagione può essere questa tanto potente e tanto grande? E' m'è caro d'udirla: ma piuttosto mi dolgo d'averla udita. Che cosa è guelfo o ghibellino, che sono nomi incogniti a coloro medesimi che li dicono? In queste cose non solamente la nobiltà, ma ancora la plebe che non ci ha interesse alcuno, ci diventa stolta; e secondo la parzialità l'uno sprezza il nome dell'altro, e con odio capitale lo perseguita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Dio