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      Ma tu, Padre santo, vedi e considera quello che tu fai. Molte e varie sono le mutazioni de' tempi e delle cose: e se ora la chiesa non ha persecutori, la tua santità non è però certa, che non n'abbia avere per lo avvenire. E' potrebbe venire tempo, nel quale non ti parrebbe utile avere la parzialità scacciata e riprovata: e forse diventerebbero più savi molti, che la tua benignità non debba desiderare."
     
      Questa fu la risposta de' magistrati e cittadini che fecero al sommo pontefice. E nientedimeno la santità sua, perseverando nel proposito, non si levò prima dalla impresa, che fatto arbitro a comporre queste cose, pronunziò la pace fra le parti, con l'aggiunta di gravissime censure e pene che egli impose a' trasgressori di quella: e per maggiore sicurtà di quegli di dentro, comandò agli usciti, che per osservanza della fede, dessero molti statichi a' reggenti di Firenze. E non molto di poi dedicò la chiesa di Santo Gregorio di là dall'Arno appresso al ponte Rubaconte dalle case de' Mozzi, dove allora faceva residenza: e pigliando grande piacere della concordia fatta, consentì, che nel muro della chiesa fossero scolpite lettere, che vi sono ancora a' nostri dì, contenenti il tenore della pace. Queste cose ebbero maggiore speranza allora, che efficacia per l'avvenire: perocchè i reggenti della città, che erano stati malcontenti della tornata degli usciti, non molto di poi cominciarono occultamente a mettere loro sospetto e fingere cose nove, in tal maniera che tutti spaventati, di loro propria volontà se ne partirono.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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