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      E in questo modo tutte le fatiche del sommo pontefice, che egli aveva messe in pacificare la città, in brieve tempo tornarono vane. Ma la santità sua, udendo quello che era seguíto, l'ebbe tanto a male, che non solamente comandò che gli statichi fossero restituiti agli usciti, ma ancora i trasgressori multò con gravissime pene, e interdisse la città dalle cose sacre. A questo interdetto fu obbligata la città circa tre anni: e non è facile a dire, se fu maggiore o la persistenza del papa o la contumacia de' cittadini; perocchè la santità sua, benchè molto pregata, non mutò sentenza, nè i principali della repubblica mutarono loro opinione.
     
      L'anno seguente fu novità a Bologna, e la parte ghibellina ne fu cacciata. Per la medesima conformità delle parti, i Fiorentini vi mandarono genti d'arme: le quali appressandosi alla terra, i Bolognesi uscirono fuori e ricusarono l'aiuto loro, dicendo che avevano cacciati gli avversari, e non pareva loro da riceverli drento, per non dare maggiore alterazione alla città. In questa forma le genti fiorentine rifiutate da' Bolognesi, non senza sdegno se ne tornarono a Firenze.
     
      In questo medesimo anno fu novità a Pisa, e partorì effetti diversi da quelli de' Bolognesi: perocchè fu cacciato Giovanni di Gallura giudice con una parte de' cittadini. Il quale ricorrendo a' Fiorentini e Lucchesi, per la medesima conformità delle parti fu ricevuto e favorito in modo d'aiuto e di gente, che mosse a' Pisani una grande guerra. Ma non molto di poi morì di pestilenza.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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