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      Per cagioni leggieri e alle volte per parole liberamente dette erano ordinati gravissimi supplicii e pene. Le terre erano piene di rapportatori, e le mannaie e i capestri erano in luogo di leggieri tormenti. Appresso, l'avarizia e cupidità insaziabile di questi tali comprendeva parimente gli uomini nocenti e innocenti, e nessuno modo si poneva alle rapine. Le ricchezze erano quelle che si dicevano avere offeso la maestà del re: e ciascuno abbondantissimo di patrimonio e di sostanze era condotto in gravissimo pericolo. Questi tali opulenti e ricchi erano quelli che erano chiamati in giudicio, e accusati che egli erano stati autori della rebellione, e ch'egli avevano sparlato del re, e che tenevano in casa la immagine di Corradino. La perdita della roba era venuta in tale consuetudine, che pareva a' Siciliani avere grande mercato di perdere quella, quando scampavano le persone da' supplici e da' tormenti. A queste cose erano aggiunte molte disonestà non solamente de' principali governatori, ma ancora de' loro ministri inverso le donne e figliuole de' Siciliani, senza alcuno riguardo e a piacimento dell'appetito loro. Questa durissima servitù soffersero alcuni anni le città di Sicilia: e finalmente la grandezza delle ingiurie vinse la loro pazienza e convertilla in rabbia. Il principio della rebellione venne dagli uomini di Palermo in questo modo. Celebrandosi una festa fuori della città, e ricercando i Francesi, se egli avevano arme, e con questa presa mettendo le mani ne' seni delle donne, parve tanta la disonestà alla moltitudine, che si mosse a furia contro a' Francesi, e prima con sassi e poi coll'arme gli ammazzarono tutti.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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