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      Durante questa ossidione intorno a Messina, che dava grande terrore a tutta l'isola, l'altre terre di Sicilia si mossero a mandare oratori a Piero re d'Aragona, a pregarlo con grandissima istanza, che venisse a soccorrere alle oppressioni loro, ricordandogli che il regno di Sicilia s'apparteneva a lui, perocchè la sua donna chiamata Costanza era figliuola di Manfredi, già re di Sicilia: alla quale, essendo consumata la schiatta de' maschi, indubitatamente ricadeva la successione del regno; e che le città unitamente gli davano la possessione. Appresso, a chi altri si conveniva vendicare la morte di Manfredi, che al genero o a' nipoti? specialmente essendo uno medesimo quello che era cagione della sua morte e d'avere occupato il regno e tenuto le città in tanti affanni: le quali cose tacitamente sopportarle, era contro alla degnità del suo nome regale. Da queste suasioni e querimonie mosso il re Piero d'Aragona, deliberò pigliare la difesa di Sicilia. E ebbe grande opportunità a tale impresa, perchè si trovava l'armata a ordine, e di prossimo era stata in Barberia: e avendo con grande danno del paese preso uno castello in sul lito, finalmente s'era ridotto col vincitore esercito e coll'armata non molto lontano dalla Sicilia. Partito adunque di Barberia e venuto a Palermo, fu da quegli uomini con grandissima letizia ricevuto e appellato re di Sicilia: e non molto di poi si mosse con tutta l'armata, e dirizzò le vele verso la città di Messina. Il re Carlo, sentendo la venuta del nemico e avendo notizia dell'armata che egli aveva molto maggiore che la sua, gli parve pericoloso l'aspettare, e massimamente in quell'isola, dove tutti i popoli gli erano avversi.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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