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      Che durezza e ostinazione è stata questa, disse il conte Ugolino, che noi abbiamo voluto pigliare e sostenere la parzialità diversa da tutti i nostri vicini? Io sono stato di questa opinione, che come il dominio de' Pisani sia da crescere per mare, così per terra si debbano tenere bene contente l'amore e benevolenzia le città propinque. Questo consiglio veggo che fu approvato dagli antichi nostri: i quali essendo uomini sapientissimi, conquistarono la Corsica e la Sardegna e la Maiorica e la Minorica lontane da noi, e lasciarono stare Lucca posta, si può dire, in sugli occhi de' Pisani. Ma questi nostri egregi governatori presenti, tenendo la via contraria senza alcuna ragione probabile, ci hanno recate a casa molestissime contese e perpetui nemici di verso terra-ferma. Ancora, sono io di questa sentenza, che c'ingegnamo di pacificare i Fiorentini e farceli amici. E non sarà difficile, se noi considereremo bene la natura e condizione di questa cosa: perocchè, io vorrei sapere di quello che noi contendiamo col popolo fiorentino? del dominio di Sardegna, o d'altre isole del mare? Questo pensiero non è mai venuto nelle menti loro: e non è loro proposito di contendere con noi della potenza del mare, nè cercare contado pel bisogno loro, con ciò sia cosa che egli abbiano paese assai, e il nostro non domandino. Che cagione adunque ci ha condotto con loro in questa contesa, se non una vana opinione delle parti? Ma questo errore facilmente si può correggere, ponendo freno alla rabbia di pochi che hanno caricato di questa superflua inimicizia la città nostra.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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