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      L'anno seguente, il vescovo d'Arezzo, chiamato Guglielmino, prese il castello detto Cecilia, molto forte di sito, posto in sui confini d'Arezzo inverso Siena; e fornitolo di buona guardia, dette a' Sanesi grandissimo terrore. E pertanto, uscite fuori con prestezza le genti de' Sanesi, andarono a campo a questo castello; i Fiorentini ancora vi mandarono gente a piè e a cavallo: e durò l'assedio cinque mesi, e fu sì grande la oppressione e lo sforzo dell'esercito, che il vescovo, benchè avesse assai copia di genti, nientedimeno non ebbe ardire di soccorrerlo. Costretti adunque dalla fame quelli di drento, non si potendo più tenere, secretamente si fuggivano dal castello: ma venendo a notizia a quelli di fuori la fuga loro, ne presero la maggiore parte, e avuto il castello, lo disfecero insino a' fondamenti, acciocchè per l'opportunità del luogo non avessero per l'avvenire a nascere simili inconvenienti.
     
      In questo tempo Princivalle dal Fiesco venne in Toscana a domandare la obbedienza per parte dello imperatore Ridolfo, e secondo l'opinione di molti, di consentimento di papa Onorio il quale era succeduto a papa Martino. E fu mandato questo Princivalle, perchè era italiano e di casa conforme alle parzialità: il quale venendo a Firenze, e volendo piuttosto con prieghi che colla autorità tirare il popolo alla intenzione dello imperadore, non ottenne cosa alcuna, perchè più pesava loro la causa propria della parte guelfa, che il rispetto della famiglia del Fiesco. E pertanto, come agli altri mandati, così a questo fu negata la obbedienza.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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